di Antonio Tarzia
Guerra gotica contro l'arcivescovo
Per la penisola italiana uno dei periodi più tristi e disperati che la storia ricordi è quello della "Guerra gotica". Lo storico bizantino Procopio di Cesarea ci racconta cose terribili: guerra, fame ed epidemie riducono la penisola a un luogo lugubre e inospitale. Le città ad una ad una sono assediate e distrutte dai vari eserciti che scorazzano per l’Italia. Non ci sono più strutture sociali, non c’è più legge: Costantinopoli è lontana e Roma in meno di cento anni è saccheggiata e distrutta quattro volte dai barbari. Il popolo, dove può, si attiva nella speranza e grida: «Chiamate il vescovo!». Vittore, vescovo di Torino, ed Epifanio, vescovo di Pavia, riscattano migliaia di deportati fatti schiavi dai Burgundi. A Vercelli come a Lucca è il vescovo che ripara l’acquedotto. Ad Arezzo il vescovo Guido costruisce le mura attorno alla città. Ambrogio di Milano aveva detto: «Se la Chiesa ha dell’oro non è per conservarlo, ma per donarlo a chi ne ha bisogno» e con coerenza nel 378 vendette i calici d’oro delle sue chiese per riscattare i prigionieri fatti dai Visigoti nella disfatta di Adrianopoli.
In un tempo di grave crisi economica come l’attuale, che in sei mesi ha bruciato i risparmi dei cittadini e ha scosso dalle fondamenta il sistema finanziario mondiale, a riaccendere la speranza tornano i vescovi. Primo fra tutti, Dionigi Tettamanzi che siede sulla cattedra di Ambrogio, seguito poi da tanti altri pastori delle piccole e grandi diocesi d’Italia. Il cardinale ha aperto un "Fondo lavoro-famiglia" a beneficio dei nuovi poveri, delle piccole imprese strangolate, dei tanti taglieggiati dai mutui e depredati dai titoli tossici. per saperne di più
http://www.sanpaolo.org/jesus/default.htm
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