martedì 28 aprile 2020

Seimila firme contro la vicesindaca. E Rivoli sul web intona “Bella Ciao”

Una petizione chiede le dimissioni di Laura Adduce dopo il video contro l'inno della Resistenza. In centinaia al flash mob https://www.lastampa.it/topnews/edizioni-locali/torino/2020/04/28/news/seimila-firme-contro-la-vicesindaca-e-rivoli-sul-web-intona-bella-ciao-1.38771836

Inviato da Posta per Windows 10

 

lunedì 27 aprile 2020

Tuiacj Trieste

Uno strano personaggio consigliere a Trieste

https://www.gayburg.com/2020/04/il-consigliere-tuiach-insulta-il-25.html


Inviato da smartphone Samsung Galaxy.

domenica 26 aprile 2020

martedì 21 aprile 2020

Chi difende Viktor Orban?

La presidente von der Leyen  avvisa l'Ungheria e la Corte Europea di Giustizia la sanziona sull'accoglienza dei migranti. Ma il premier ungherese non è mai sembrato tanto forte https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/04/16/news/chi-difende-viktor-orban-1.38724341
Inviato da Posta per Windows 10

articolo dubbi comitato tecnico

Coronavirus, "Troppi contagi, rischio nuovi focolai". Gli scienziati frenano la riapertura

I dubbi del comitato tecnico: le app per tracciare i positivi ancora in fase di progettazione e i test sierologi non approvati
Gianni Rezza
ROMA. Un'epidemia che dopo aver passeggiato a lungo sul plateau inizia ora a scendere ma a passo lento. Focolai nelle famiglie dei contagiati in quarantena e nelle strutture sanitarie che si fa fatica a spegnere. E poi un sistema di "fast tracking", tracciatura veloce per mezzo di App dei potenziali contagiati, ancora work in progress. Così come lo sono i test sierologici per individuare chi con meno pericoli può tornare a lavorare. Occorre rimettere insieme questi tasselli per spiegare la falsa partenza della "Fase 2", annunciata da Conte una settimana fa. Certo, il Premier lo aveva detto subito che per ripartire anche solo gradualmente avrebbe aspettato il via libera del Comitato di esperti che affianca il governo nelle decisioni. Ma pur con un manuale d'uso di oltre 70 pagine sulle condizioni imprescindibili per la riapertura di fabbriche, uffici e negozi, quel semaforo è rimasto acceso sul rosso. «L'esempio è Wuhan loro hanno impiegato tre mesi per fermare l'epidemia, quindi noi siamo soltanto a metà strada», spiega a chiare lettere Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della salute Roberto Speranza, a sua vota schierato sulla linea della prudenza. Del resto i numeri che sventolano al suo Ministero valgono più delle parole. I contagi nell'ultima settimana hanno comunque continuato a marciare al ritmo di 4.000 e passa al giorno e da soli contiamo il 25% dei morti Covid del pianeta. Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità e anche lui nel Comitato, non si nasconde dietro un dito quando afferma che «se dipendesse da noi epidemiologi si ripartirebbe solo con zero contagi». Ma sa per primo che è impossibile. L'Institute for economics research ha calcolato che due mesi di blocco produttivo ci costeranno tra i 143 e i 234 miliardi di euro. Numeri da brividi, che ieri hanno spinto il ministro dell'interno, Luciana Lamorgese, a diramare una circolare ai prefetti, mettendoli in guardia su «il rischio che nelle piaghe dei nuovi bisogni si annidino perniciose opportunità per le organizzazioni criminali». Per questo urge prima di tutto un piano per accelerare la discesa dal plateau. Alcune regioni, come Lazio, Veneto, Toscana, Lombardia e Basilicata hanno cominciato a lanciare acqua sull'incendio che sprigiona più contagi, quello della trasmissione intra-familiare dei 68 mila positivi in quarantena. Li il rischio di contagio è 84 volte superiore alla norma, rivela uno studio condotto a Vo Euganeo. Per questo è iniziata la corsa a trasferire chi non è nelle condizioni abitative di isolarsi in casa nei "Covid residence", hotel, caserme e persino agriturismo, come deciso in Toscana. Per gli ospedali e le Rsa c'è poco da dire, li per impedire al virus di continuare a espandersi servono dispositivi di protezione e isolamento degli anziani contagiati in strutture adeguate. «Aggrediti questi focolai la discesa diventerà più rapida», assicura Pier Luigi Lopalco, l'epidemiologo che Emiliano ha voluto accanto a se per domare il virus in Puglia. Ma per evitare nuove false partenze non basta. Perché riavviata sia pure con distanziamento e turni di lavoro più corti la macchina economica sarà necessario avere una squadra di pompieri ben attrezzata per spegnere sul nascere nuovi focolai.
Lo sa bene il ministro Speranza che un piano ce l'ha già. Da un alto tracciare rapidamente tutti i contatti dei positivi con una App da attivare su base volontaria, che entro maggio potrebbe essere operativa. «Questo potenziando però con un piano di assunzioni straordinarie i Dipartimenti di prevenzione delle Asl ai quali spetterà il compito di contattare e isolare i soggetti a rischio di contagio», spiegano gli uomini dello staff di Speranza. Dall'altro servirà utilizzare i test sierologici, pronti entro una decina di giorni, sia per capire con un campione di 100mila italiani quanto è realmente circolato il virus. Ma anche « per consentire alle aziende di individuare chi avendo gli anticorpi può essere riavviato al lavoro con meno rischi», spiega Ricciardi. Sapendo che, come ha ribadito l'Oms, non ci saranno test in grado di rilasciare «patenti di immunità», ma che in attesa di un vaccino se il rischio non è eliminabile ci si può accontentare almeno di ridurlo.

Inviato da Posta per Windows 10

Foto 1918 spagnola MI

1918 Milano (spagnola)

veneto lavora

"Il 60% delle aziende lavora. Tanto vale riattivarle tutte"

Luca Zaia: «Nessuno controlla le autocertificazioni. Concentriamoci sulla sicurezza»
l governatore veneto Zaia prepara l'ordinanza di Pasqua
MILANO. «Il lockdown non esiste più. Dopo l'ultimo Dpcm parlare di misure restrittive non ha poi senso. Martedì il Veneto non sarà più quello di oggi perché la ripartenza sarà già avvenuta». Un pimpantissimo Luca Zaia annuncia il suo «cambio di strategia». Molto semplice: poiché le aziende che hanno riaperto o stanno riaprendo sono molte, tanto vale concentrarsi sulla sicurezza di chi va a lavorarci. E così oggi, dopo avere ben studiato l'ultimo decreto "contiano", arriverà anche la nuova ordinanza della Regione Veneto. Nonostante il dì di festa? «Qui si lavora anche a Pasqua».
Curioso, però. Il leghistissimo Lombardo-Veneto si spacca e prende direzioni divergenti: se a Milano Fontana lascia chiuso quel che Roma ha riaperto, a Venezia Zaia prende atto che molto sta già riaprendo per conto suo e si regola di conseguenza. Dietro, ovviamente, c'è il ben noto problema del silenzio-assenso che permette a molte fabbriche di riaprire i battenti, concesso e non dato che li abbiamo mai chiusi. A vagliare se facciano o meno parte delle filiere autorizzate dovrebbero essere le prefetture, che però, dicono dalla Regione, per carenza di personale non riescono a esaminare tutte le domande. A Padova, per dire, quelle evase sono solo il 15%. Così scatta la regola del silenzio-assenso e il Veneto delle 600 mila partite Iva riparte. Cifre precise non ce ne sono, ma pare che si lavori in almeno la metà o forse più delle imprese. E il governatore certifica che «assembramenti e isolamento sono temi che non esistono più. Ora bisogna concentrarsi sui cittadini», il che vuol dire regole stringenti sulle mascherine, sui trasporti, sui controlli nelle fabbriche: sarà questo l'oggetto dell'ordinanza di Pasqua. «Il problema non è aprire le aziende, ma mettere in sicurezza i lavoratori».
Restano, ovviamente, le perplessità. Non si capisce, chiosa Zaia, perché può ripartire la Fincantieri di Marghera (5 mila e 500 dipendenti) ma Rosso non può ricominciare a produrre i jeans o Benetton i maglioni, «e dire che la filiera della moda è la più importante per l'economia italiana». Però la situazione è questa, quindi tanto vale «concentrarsi sui dispositivi» per lavorare in assoluta sicurezza. «È un tema fondamentale – spiega Zaia – perché la mascherina è lo spartiacque fra contagio e non contagio. Dovremo ricalibrare tutto, ci saranno disagi ma il vero limite è la disponibilità dei dispositivi. Per esempio, chiederemo alle farmacie di venderle anche sfuse», poi si arrabbia quando un giornalista racconta che una farmacia gliene ha venduta una, appunto sfusa, a nove euro: «Dovrebbe costare 45 o 50 centesimi».
La Regione valuta anche cosa fare per il turismo, in un territorio da 70 milioni di presenze annue per un giro d'affari di otto miliardi. Nessun rilassamento nella lotta al virus, in ogni caso. I controlli continuano. «Se qualcuno pensa che riapertura significhi far baldoria, sappia che si sbaglia di grosso». Il resto della comunicazione sono i numeri dell'epidemia in Veneto: 190.912 i tamponi fatti, 18.111 le persone in isolamento, 13.768 i positivi, 1.716 i ricoverati attualmente di cui 251 in terapia intensiva, 1.612 i dimessi e 739 i morti, «almeno quelli in ospedale». C'è tempo anche per un po' di show. Così Zaia annuncia che mette all'asta a favore della sanità il mega uovo di Pasqua da dieci chili ricevuto in omaggio: «È più alto di me». E legge la lettera di un ragazzino di 11 anni che gli ha mandato in regalo 25 uova raccomandandogli di trovare una gallina per covarle: «Farò di più: mi metterò un'incubatrice in ufficio». Bisogna pur sostenere anche il morale. —


Inviato da Posta per Windows 10

Foto1918-3

Milano 1918 epidemia

Foto1918 2

MILANO 1918 epidemia spagnola

Foto1918-5

MILANO 1918 spagnola

Foto1918-6

Milano 1918  epidemia spagnola

Foto1918

Milano 1918

Foto1918-7

Milano 1918 durante la spagnola

I medici italiani chiedono aiuto ai colleghi cinesi: “Qui impreparati”

Teleconferenza con Wuhan, stilato un decalogo: «Urgente potenziare la sanità territoriale» https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/04/20/news/i-medici-italiani-chiedono-aiuto-ai-colleghi-cinesi-qui-impreparati-1.38738195
Inviato da Posta per Windows 10

Meno egoisti e più attenti alla collettività: così i popoli orientali battono il virus

Uso dei Big Data e «intelligenza di sciame»: il modello di Cina, Corea e Taiwan fa scuola. Ma l'Occidente non lo accetta https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/04/10/news/meno-egoisti-e-piu-attenti-alla-collettivita-cosi-i-popoli-orientali-battono-il-virus-1.38699982
Inviato da Posta per Windows 10

articolo: il diritto di contare

17APR2020

Il diritto di contare

MARIA CORBI

Le donne escluse dalla ricostruzione del paese. Ancora una volta staremo a guardare?

Al tavolo della crisi sono troppo poche. Anche se nei paesi dove sono al potere l'emergenza coronavirus è gestita meglio con risultati evidenti.

Parlando in questi giorni con amiche, colleghe, altre donne, da tutte la stessa domanda: ma possibile che per pensare all'Italia del dopo coronavirus, ma anche a quella che sta resistendo adesso, non si ritenga non solo giusto ma indispensabile coinvolgere le donne nelle decisioni? Basta assistere alla conferenza stampa della sera per accorgersi che tranne poche eccezioni l'unica figura femminile che appare è la traduttrice nella lingua dei segni.  Certo si vede la ministra della pubblica istruzione, Lucia Azzolina, e qualche altra che intervengono sui loro stretti settori di competenza. Ma nel «bunker» della crisi dove si immagina il futuro sono tutti maschi. L'emergenza che rende palese quanto includere le donne nella vita pubblica non sia «normale» ma «uno sforzo» da evitare in momenti di gravità. E la domanda banale su come si possa pensare ad  un mondo  «nuovo» senza le istanze e la visione dell'altra metà del cielo da noi diventa un inutile e fastidioso esercizio di «femminismo». Come se  anche solo porre il problema sia un attentato alla sicurezza dello Stato: «ti sembra il momento di farne una questione di genere?». Si mi sembra il momento. Perché questi mesi sono la dimostrazione di come il mondo maschile anche nelle emergenze faccia quadrato, e come nella società si stia seminando  un altro virus pericoloso, quello che acuisce la percezione che gli uomini siano più competenti delle donne. E che rilancia i tradizionali ruoli di genere. Le donne a casa a tenere sotto controllo figli e cucina e gli uomini al fronte a sollevare il destino del mondo.
Peccato però che dimostrino di fare molta fatica a risollevare questo destino del mondo. E che in paesi dove le donne sono al potere questa <fatica> abbia avuto risultati se non definitivi molto più incoraggianti. E' stato Forbes ad analizzare come dall'Islanda a Taiwan e dalla Germania alla Nuova Zelanda,  ma anche in Finlandia, Islanda e Danimarca, dove al comando ci sono donne, la crisi è gestita meglio. E soprattutto viene comunicata meglio. Basti pensare ad Angela Merkel che come una madre con i propri figli ha semplicemente detto la verità accompagnandola da parole di conforto e iniezioni di fiducia e ottimismo. Dall'inizio ha spiegato che il problema era molto serio,  fornendo scenari catastrofici ma reali, senza negare aspettando e sperando. Non ha messo <toppe > tardive ed inutili, ma ha affrontato il problema da subito usando i test che si svelano la forza del contagio ma possono anche aiutare a combatterlo. 

Lo stesso Jacinda Ardern in Nuova Zelanda, che da subito ha imposto quarantena a chi entrava nel paese e subito dopo il blocco agli stranieri, contenendo in maniera efficace i danni.

E poi c'è stata Tsai Ing-wen, presidente  di Taiwan .< A gennaio, al primo segno di una nuova malattia, ha introdotto 124 misure per bloccare la diffusione senza dover ricorrere ai blocchi che sono diventati comuni altrove>, scrive Forbes. Ora sta inviando 10 milioni di maschere per il viso negli Stati Uniti e in Europa. Epidemia tenuta sotto controllo con solo una manciata di morti.
<![if !vml]>Taiwanese President Tsai Ing-wen 
<![endif]>
L'Islanda, sotto la guida del primo ministro Katrín Jakobsdóttir, offre test di coronavirus gratuiti a tutti i suoi cittadini ed è un caso di studio chiave sui tassi di diffusione e mortalità reali di Covid-19.  Li il tracciamento è già avviato e ha permesso ai ragazzi di continuare ad andare a scuola.
E poi c'è Senna Marin in Finlandia,la più giovane capo di stato del mondo, una millennial che ha usato come <armi> i social su cui veicolare l'informazione e Erna Solberg, primo ministro della Norvegia che ha parlato direttamente con i bambini del suo paese e non solo.  Usando l'empatia e la considerazione dell'altro, anche se <piccolo>, per sconfiggere la paura e creare responsabilità.  
<![if !vml]>Sanna Marin 
<![endif]>
Quanta differenza con gli uomini <forti>, da Trump e Johnson i cui messaggi iniziali avevano una sola interpretazione: <sopravviveranno i più forti>. Con un concetto di <forza> testosteronico, gerarchico e muscolare così distante da quello femminile che comprende si la fermezza, ma anche l'empatia e la considerazione dell'altro. Caratteristiche di leadership femminile che, come ormai troppe ricerche dimostrano, hanno effetti benefici nelle società dove vengono esercitate e sviluppate. E quindi per osmosi gli stessi benefici potrebbero esserci nella società in cui tutti viviamo.
E con questo non voglio dire che siamo <meglio < degli uomini, per carità, ma che il mondo potrebbe essere migliore se ci permetteste, cari signori, di partecipare al tavolo <dei grandi> dove si decide. E dove si deve prima pensare, tutti insieme, con le proprie vocazioni, pregi sensibilità. Per essere più forti, tutti. 


Inviato da Posta per Windows 10

articolo avvenire accettando di restare umili servitori nell'ombra

Parolacce e paroline

Si può essere stupidi basta ammetterlo

UMBERTO FOLENA Avvenire 18-4-2020

Che fare con gli stupidi? Come comportarci quando ne incontriamo uno, cosa che accade assai di frequente? Stupido – parolaccia quando è liscia, parolina quando declina in stupidello, stupidetto, stupidino, stupidone o stupidaccio, dal tono perfino affettuoso – è un termine con cui è difficile rapportarci anche perché può capitare a tutti noi di comportarci da stupidi. L'importante è accorgercene e riconoscerlo. In questo caso esiste la possibilità che in fondo noi siamo persone sagge, vittime di uno scivolone passeggero. Il vero stupido non ammetterà mai di aver avuto un comportamento stupido, neanche se messo di fronte all'evidenza.

Questo è il vero, tragico problema. Lo stupido non si accorge di esserlo e anzi si ritiene una cima, e chi lo contraddice è un ingenuo. Non tollera che la sua superiorità non venga riconosciuta. E se incappa in una persona intelligente che riconosce di aver sbagliato un giudizio o una valutazione, la considera debole, insicura e – lei sì – stupida, perché incapace di promuovere se stessa con spavalderia.

La tragedia è quando uno stupido diventa capo. Come ciò possa succedere richiederebbe lunghe dissertazioni. In estrema sintesi, accade per cooptazione. Uno stupido tende a circondarsi di altri stupidi, i cosiddetti yesman, che poi sono degli stupidi furbi: hanno capito il segreto per fare carriera e aspirare, un giorno, alla poltrona di capo.

Hanno capito che, con un capo del genere, a essere premiate non sono le buone idee.

Viene premiato chi riconosce l'indubbia superiorità del capo dandogli sempre ragione, qualunque cosa egli dica. Una struttura così governata, potremmo pensare, è destinata al dissolvimento... Non necessariamente. Alcuni Stati sono condotti da anni da politici stupidi e si salvano perché nelle retrovie ci sono persone sagge e intelligenti che correggono gli errori degli stolti senza che questi se ne accorgano,

accettando di restare umili servitori nell'ombra.

Per tutti vale l'effetto Dunning-Kruger, teoria tanto intelligente che perfino gli stupidi annuiscono senza capire che si sta parlando di loro. Gli psicologi David Dunning e Justin Kruger della Cornell University pubblicano il loro studio nel 1999. Parla di una distorsione cognitiva, o auto-inganno. Può accadere, e accade di continuo, che individui inesperti in un campo, ad esempio l'epidemiologia, tendano a sopravvalutare le proprie abilità.

Così si esprimono con il tono, la forza e spesso la supponenza del vero esperto infallibile. Le persone sagge, per contro, tendono a sottovalutare le proprie conoscenze, ben sapendo di non sapere mai abbastanza, e si esprimono con cautela, avanzano dubbi o tacciono del tutto, scomparendo dalla scena, lasciata (quasi) per intero agli incompetenti.

Un tempo accadeva negli uffici, nei bar, nei crocchi in piazza. Lo stupido 'so-tutto-io' spopolava, ma molti astanti sorridevano di lui. Nell'epoca dei social network, il semplice fatto di poter fare comunicazione di massa e di apparire in video conferisce a ogni affermazione perentoria un'aura di solenne autorevolezza. E la frittata è cucinata. Vano è svelare l'effetto, come vano risulterà questo articolo. Vano, ad esempio, è ricordare un famoso studio del Dipartimento del Tesoro Usa: intervistati 25mila americani sulla loro competenza finanziaria, gli 800 incappati in fallimenti economici si ritenevano assai più esperti degli altri. Vale per la finanza come per il calcio, l'ingegneria, la medicina, la politica estera e, va da sé, il giornalismo.

L'effetto Dunning-Kruger è un virus per il quale, finora, non esiste vaccino. C'è solo una rara cura palliativa: l'umorismo.

Inviato da Posta per Windows 10

giovedì 16 aprile 2020

mercoledì 15 aprile 2020