martedì 21 aprile 2020

veneto lavora

"Il 60% delle aziende lavora. Tanto vale riattivarle tutte"

Luca Zaia: «Nessuno controlla le autocertificazioni. Concentriamoci sulla sicurezza»
l governatore veneto Zaia prepara l'ordinanza di Pasqua
MILANO. «Il lockdown non esiste più. Dopo l'ultimo Dpcm parlare di misure restrittive non ha poi senso. Martedì il Veneto non sarà più quello di oggi perché la ripartenza sarà già avvenuta». Un pimpantissimo Luca Zaia annuncia il suo «cambio di strategia». Molto semplice: poiché le aziende che hanno riaperto o stanno riaprendo sono molte, tanto vale concentrarsi sulla sicurezza di chi va a lavorarci. E così oggi, dopo avere ben studiato l'ultimo decreto "contiano", arriverà anche la nuova ordinanza della Regione Veneto. Nonostante il dì di festa? «Qui si lavora anche a Pasqua».
Curioso, però. Il leghistissimo Lombardo-Veneto si spacca e prende direzioni divergenti: se a Milano Fontana lascia chiuso quel che Roma ha riaperto, a Venezia Zaia prende atto che molto sta già riaprendo per conto suo e si regola di conseguenza. Dietro, ovviamente, c'è il ben noto problema del silenzio-assenso che permette a molte fabbriche di riaprire i battenti, concesso e non dato che li abbiamo mai chiusi. A vagliare se facciano o meno parte delle filiere autorizzate dovrebbero essere le prefetture, che però, dicono dalla Regione, per carenza di personale non riescono a esaminare tutte le domande. A Padova, per dire, quelle evase sono solo il 15%. Così scatta la regola del silenzio-assenso e il Veneto delle 600 mila partite Iva riparte. Cifre precise non ce ne sono, ma pare che si lavori in almeno la metà o forse più delle imprese. E il governatore certifica che «assembramenti e isolamento sono temi che non esistono più. Ora bisogna concentrarsi sui cittadini», il che vuol dire regole stringenti sulle mascherine, sui trasporti, sui controlli nelle fabbriche: sarà questo l'oggetto dell'ordinanza di Pasqua. «Il problema non è aprire le aziende, ma mettere in sicurezza i lavoratori».
Restano, ovviamente, le perplessità. Non si capisce, chiosa Zaia, perché può ripartire la Fincantieri di Marghera (5 mila e 500 dipendenti) ma Rosso non può ricominciare a produrre i jeans o Benetton i maglioni, «e dire che la filiera della moda è la più importante per l'economia italiana». Però la situazione è questa, quindi tanto vale «concentrarsi sui dispositivi» per lavorare in assoluta sicurezza. «È un tema fondamentale – spiega Zaia – perché la mascherina è lo spartiacque fra contagio e non contagio. Dovremo ricalibrare tutto, ci saranno disagi ma il vero limite è la disponibilità dei dispositivi. Per esempio, chiederemo alle farmacie di venderle anche sfuse», poi si arrabbia quando un giornalista racconta che una farmacia gliene ha venduta una, appunto sfusa, a nove euro: «Dovrebbe costare 45 o 50 centesimi».
La Regione valuta anche cosa fare per il turismo, in un territorio da 70 milioni di presenze annue per un giro d'affari di otto miliardi. Nessun rilassamento nella lotta al virus, in ogni caso. I controlli continuano. «Se qualcuno pensa che riapertura significhi far baldoria, sappia che si sbaglia di grosso». Il resto della comunicazione sono i numeri dell'epidemia in Veneto: 190.912 i tamponi fatti, 18.111 le persone in isolamento, 13.768 i positivi, 1.716 i ricoverati attualmente di cui 251 in terapia intensiva, 1.612 i dimessi e 739 i morti, «almeno quelli in ospedale». C'è tempo anche per un po' di show. Così Zaia annuncia che mette all'asta a favore della sanità il mega uovo di Pasqua da dieci chili ricevuto in omaggio: «È più alto di me». E legge la lettera di un ragazzino di 11 anni che gli ha mandato in regalo 25 uova raccomandandogli di trovare una gallina per covarle: «Farò di più: mi metterò un'incubatrice in ufficio». Bisogna pur sostenere anche il morale. —


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