Non c'è Paragone
Il molto amabile e simpatico Gianluigi Paragone - già cronista varesino incaricato di seguire Umberto Bossi, da cui fu poi nominato direttore della Padania in favore della quale si batté per il finanziamento pubblico, così «importante per il sistema democratico», mentre oggi dice che il finanziamento pubblico è roba da casta e Radio radicale se la veda col mercato, e che da direttore del quotidiano secessionista definì Bossi «gigante della storia», poi passato a Libero a scrivere di Silvio Berlusconi, nell'occasione innalzato al titolo di «miglior politico italiano» e con prospettive «internazionali», lo stesso Berlusconi che lo piazzò in Rai, alla Rete uno e anche alla Rete due, nel tempo in cui il suddetto Paragone riteneva che Beppe Grillo fosse l'«ennesimo inutile leader politico», e tuttavia assunto a La7, e intanto liquidati Bossi («va rottamato») e presto pure Berlusconi («è finito»), decise che invece Grillo era un «elevato che si occupa di metapolitica», dunque candidato dai grillini senza passare dalle parlamentarie ma per volere supremo di Luigi Di Maio, allorquando Di Maio era «l'unico candidato premier», e (puff puff...) infine, e per ora, traslocato all'opinione che Di Maio e Grillo sono due fetenti - dice che il Movimento cinque stelle, da cui è stato cacciato, è incoerente.
bassotuba
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